Ottobre 2, 2022

La conferenza sul Potere visto dall’Archelogia

By Andrea Padovano

Se fossi chiamato a spiegare l’Archeologia come strutturerei il mio intervento ?

Molto semplicemente inizierei a parlare della conferenza stessa. Illustrando che il Potere è un fenomeno pervasivo che può essere spiegato con caratteristiche simili per ogni evento.

La conferenza è un simbolo. Un concetto. Noi viviamo in un reticolo concettuale fatto di simboli che si relazionano. “Tutto è simbolo” come diceva Peirce. Una nota è che faccio fatica mentalmente (ed è vero) ancora adesso a scrivere due parole senza ingarbugliarmi con le gn e le ie o ei, ingegnere e Peirce. Il che francamente non sarebbe un problema se non fossi ingegnere e peirciano…

Questa conferenza possiamo dire che sia una unità culturale. Concetto formalizzato da Umberto Eco. Qualsiasi fenomeno umano è un segno e come tale può essere analizzato. Sottende ad altro, significa per altro. |Questa conferenza|. Cioè il segno di quello che percepisco essere la conferenza.

La conferenza è l’unità culturale sulla quale potere analizzare le relazioni di Potere.

Quindi il Potere è pervasivo. E’ dietro ad ogni fenomeno umano. Può essere però analizzato con caratteristiche comuni.

Il Potere è simbolico. Cioè il Potere relaziona, modifica, attrae e modifica il riferimento simbolico percepito individualmente. Solo il fatto di essere qua, ora, ci espone a simboli differenti rispetto andare a giocare a calcetto.

Il Potere è relazionale. Il primo a parlare di Potere come relazione è stato Michael Foucault. Del concetto, ne dava una connotazione pre – internettiana. In questa conferenza si creano reticoli fra simboli, persone (e quindi simboli a loro volta). In questo momento esiste una relazione attrattiva superiore a tutte le altre. Voi siete qua per la conferenza e indirettamente (o direttamente) siete qua per ascoltare me. La relazione quindi non è simmetrica, ma asimmetrica. Voi tutti percepite me (anche se in realtà volevate andare ad ascoltare un’altro relatore e vi siete sbagliati). Non esiste una relazione fra tutti e tutti. Addirittura non esiste un segno per ognuno di noi in questa sala. Esiste il segno della conferenza, il mio segno, e tutti voi. Poi naturalmente esistono una serie di relazioni fra alcuni di voi, ma non fra altri.

Il Potere è di classe. Le classi sono state un elemento di descrizione della società ancora prima di Marx. La classe è anche nel pensiero comune simbolo di Potere. Lotta di classe. Emancipazione delle classi.

Esiste però un valore collegato al segno. Al nostro modo di pensare. Il nostro cervello opera per classificazioni. Io Penso che non esiste l’oggetto in se, ma il concetto è prodotto da un processo di classificazione (ma il discorso è lungo).

Ma ora la unità culturale |Questa conferenza| può essere descritta con una relazione di Potere. Questo struttura in classi il rapporto fra simboli. Io in quanto relatore, dove la classe corrisponde al segno. Le leadership di qualsiasi tipo, hanno questa caratteristica.

Voi come audience. Poi potremmo spingersi oltre, con la classe di chi è d’accordo con le mie affermazioni, chi le contesta.

Il concetto principale è che la classe non è precostituita e generale come teorizzava Marx, ma è una connotazione di una relazione di Potere. Muta, descrive, rappresenta la relazione di Potere.

Nessuno vieta che io (o voi in questo contesto) vi alziate e vi imponiate come una nuova classe. In questo contesto qualsiasi persona ha il potere di alzarsi, protestare, commentare. Di fatto imporsi come nuova classe. Questo è possibile in questo contesto, ma in altri sarebbe complesso. L’affermazione di classe non è così scontata nei fenomeni sociali. Come pure l’affermazione simbolica della leadership.

Il Potere è sopra al potere. Ogni descrizione precostituita (ontologica) che si da del Potere (capitalismo, comunismo, religione e così via) è solo un Pre-giudizio.

Il Potere è profitto. Se continuiamo nella analisi della relazione di Potere che ci porta qui alla conferenza, il profitto è la semantica. Il profitto non va inteso come mero scambio materiale. Ma tutti quegli scambi materiali ed immateriali che sottendono ad una relazione di Potere. Io posso essere qua per denaro, per gratificazione, per ragioni di credenza trascendente. Questo è il mio profitto. Voi, a vostra volta, siete qua per un profitto. Materiale o immateriale.

Si generano quindi, fra classi, dei flusso di profitto. Quello che noi chiamiamo potere nella sua accezione normale, si verifica quando i flussi di profitto sono asimmetrici. Sia questo fenomeno conscio (obbligo, percezione dell’obbligo) sia questo fenomeno inconscio o non percepito (quando cediamo i nostri dati a Facebook).

Robert Dahl, illustre politologo americano, diceva che il Potere è la capacità di influenzare il comportamento dell’altro. Ecco, a mio parere il Potere è quello spiegato fino ad ora. Ma si estrinseca con l’asimmetria dei flussi di profitto. E’ questo quello che comunemente chiamiamo il potere.

Il Potere è teoria del valore. Per quanto complessa sia una teoria di questo tipo, il Potere sottende una teoria del valore. Dove gli aspetti materiali e immateriali possono essere descritti (in maniera quantitativa ?????).

Che considerazioni potete trarre da tutto ciò ? In realtà molte e spinte verso il pre-giudizio, la coscienza e mille altre implicazioni.

Ma, alla fine, tremendamente, la verità che quello che vi dico, per quanto il Potere influenza ogni cosa (come ben rappresentavano i greci con la parola Logos), l’unico essere che può scegliere (attenzione non metro di tutte le cose) sulle conseguenze, gli insegnamenti, l’etica di questa conferenza è il se. Il mio essere cosciente, autocosciente, senziente. In fondo, il mistero vero del Potere. Il se, che libero da ogni condizionamento, sceglie ed agisce nella vita.