Febbraio 20, 2023

Dario Fabbri : Filosofia, geopolitica e dibattito sul libero arbitrio.

By Andrea Padovano

Recentemente ho guardato questa lezione di Dario Fabbri per il Festival della Scienza e Filosofia:

Nascono alcune riflessioni interessanti.

Come prima riflessione, vorrei dire che non vedo una grossa differenza fra filosofia e geopolitica. Lo studio del Potere (che credo essere una pratica filosofica) si connette intimamente alle relazioni (anche semiotiche) fra nazioni, evoluzioni storiche, connessioni geografiche. La filosofia del 900 e successive, non è più spiccatamente “ontologica”, “metafisica” e cerca di indagare ogni forma di sapere. Darò per scontato, quindi, che filosofia e geopolitica sono di fatto la stessa cosa, se pur vista da angolo diversi. Ma cosa differenzia queste dalla fisica ? Dalla biologia ?

Seconda riflessione. Dario Fabbri (come si evince dall’intervento) sostiene che il leader (nel caso per esempio Putin, ma vale per qualsiasi leader) è espressione del popolo. Quindi non esiste l’uomo solo al comando, ma questo è sempre espressione delle masse che esprimono una loro cultura. Sono convinto di questa cosa, ma con alcuni distinguo. Nella analisi di una relazione di Potere (relazioni, classi, profitti Il segno come atto di Potere – Archelogia) il leader non è niente altro che una classe nella quale persona, segno e classe, coincidono. Se tutto è segno (cit. Peirce) allora anche il leader non è che un segno. Questa impostazione rende meno facile dare un taglio netto fra chi decide che cosa, come e quando. Il leader esercita un Potere che si integra e contrappone alle altre classi nella analisi di una relazione di Potere. Che il leader sia espressione del suo popolo è una visione che rimette al centro le masse, i loro desideri, le loro ambizioni. Ma il leader ha una connessione autonoma con il proprio popolo, che sfugge ad una visione meccanicista. Sintetizzando, Napoleone è espressione dei francesi. Ma se non fosse nato Napoleone, forse la storia avrebbe preso altre traiettorie.

Tutto questo porta alla terza riflessione. La quale appunto è la rilevanza del libero arbitrio per la nostra cultura. Tutta l’Archelogia si basa su un pregiudizio che è la credenza dell’esistenza del libero arbitrio. Cosa differenzia il segno Facebook (ma vale per la Guerra ucraina) rispetto agli utenti Facebook (e vale per Putin, per gli Ucraini) ?

La differenza sostanziale fra una visione meccanicistica, fisica, scientifica alle relazioni di Potere, che ne determina una strutturazione come da me proposta, è il fatto che le masse, i leader, le popolazioni, esercitano il libero arbitrio. Senza questo pre-giudizio (realtà ? finzione ? convinzione ? pre-giudizio ?), tutto l’impianto filosofico decade. Se non esiste il libero arbitrio, ogni azione umana diventa una fisica a variabili nascoste. Per quanto complesso determinare le relazioni, questo significherebbe che dato un insieme di relazioni esterne fra i segni, questo determinerebbe la scelta senza possibilità di alternativa. Oppure (ipotesi ancora peggiore) che dato un insieme di relazioni esterne fra segni, la scelta sarebbe solo una combinazione casuale.

Il pre-giudizio del libero arbitrio, sta a significare che l’uomo è libero di agire. E questa scelta ha un significato profondo ed intimo che da un senso alle cose. Non è determinismo. Non è casualità.

Il libero arbitrio significa che esiste un senso nelle traiettorie della storia e questo senso è determinato dalle masse, dai leader e le traiettorie possono essere cambiate con “senso”. Nulla è determinato. Nulla è casuale.

C’è chi considera l’intelletto come un insieme di stati quantici (Considerazioni sull’articolo di Giacomo Mauro D’Ariano e Federico Faggin – Archelogia). Ma l’esistenza del libero arbitrio è un fatto che non viene considerato scontato ed esistono grandi sostenitori dell’opposta linea di pensiero (il libero arbitrio non esiste). Soprattutto molti neurologi e scienziati del cervello, sostengono che le nostre azioni sono predeterminate da fattori fisici e quindi, in sintesi, precostituite a priori.

Filosofia e semiotica diventano quindi terreno di indagine per una domanda fondamentale. Esiste un “senso” nelle nostre azioni e decisioni ? Esiste un “senso” delle nostre traiettorie storiche ?

E dall’altra parte una domanda altrettanto “sensata” : se il libero arbitrio non esiste, quale è la prova scientifica che lo testimonia ? Esistono esperimenti scientifici che possano provare le nostre azioni o totalmente al caso o totalmente al determinismo ?

Se ne ricava, che la geopolitica è il terreno dove si verifica lo scontro di queste opposte visioni della storia e dell’umanità.

La geopolitica è la disciplina che studia quello che potrebbe essere anche diversamente, nei luoghi e per le menti di coloro che quei luoghi abitano. Di fatto, infine, la stessa definizione della semiotica.

Approfondimenti su Philpapers.org:

https://philpapers.org/s/free%20will

Articolo molto interessante sul libero arbitrio:

Libero arbitrio e neuroscienze (units.it)